lunedì 15 ottobre 2012



Questa immagine (riportata dal blog Chiesaepostconcilio) certamente non la troverete sui moderni libri di catechismo. Il perché è una domanda pericolosa, si corre il pericoloso e aberrante rischio di perdere la fede o di supporre che la fede cattolica l’abbiano persa coloro che sono stati istituiti da Cristo a custodirla. Rimandando l’esito di tale domanda (che quotidianamente angoscia lo scrivente) vogliamo porgere l’attenzione sui contenuti dell’immagine. Sostanzialmente essa riassume i fini per cui si celebra una Santa Messa. Innanzitutto va anticipato che la Messa si offre a Dio. Anche questo è troppo spesso trascurato dai catechismi e dalla predicazione, tanto che si pensa che la Messa sia per la comunità; al punto di modellarla a immagine e somiglianza della comunità stessa. Non si spiegherebbero altrimenti i criteri sociopsicologici che applicano laici e sacerdoti, inventori e manipolatori di liturgie, che inseriscono e/o modificano parti della Messa per “aggraziarsi” la simpatia dei fedeli. Così che si creano consumatori e non più fedeli. Andiamo oltre. La Messa è un sacrificio. È verità di fede. Il Concilio di Trento (non esiste solo il Vaticano II) afferma solennemente e nel pieno dell’autorità dogmatica della Chiesa: «Se alcuno dirà che nella Messa non si offre a Dio un vero e proprio Sacrificio, o che non è altro che darci a mangiare il corpo di Cristo, sia scomunicato» Nell’odierna concezione della liturgia sembra di capire che Gesù si sia incarnato, abbia sofferto, sia stato crocifisso ed è risorto per invitarci a pranzo fuori ogni Domenica. La Messa quindi è un sacrificio che si offre a Dio per i suddetti quattro fini: adorazione, ringraziamento, propiziazione, impetrazione. Per una veloce, ma chiara, spiegazione di cosa significhi, ci avvaliamo della spiegazione fornita nella Somma di Teologia Dogmatica di Giuseppe Casali: “É di fede dal Conc. di Trento (D. B. 950). «Se alcuno dirà che il Sacrificio della Messa è soltanto di lode e di ringraziamento, o una nuda commemorazione del Sacrificio compiuto sulla Croce, e non propiziatorio; o che giova a colui solo che lo riceve, nè si debba offrire per i vivi e defunti, per i peccati, le pene, le soddisfazioni e le altre necessità, sia scomunicato». SPIEGAZIONE: Questi quattro effetti del Sacrificio Eucaristico, corrispondono ai quattro fini della Religione e della Redenzione. I primi due e cioè l’adorazione (sacrificio intrinseco) e il ringraziamento (eucaristico) sono relativi a Dio cui Gesù nell’Eucaristia dà una infinita lode e ringraziamento. I secondi due e cioè la propiziazione e l’impetrazione sono relativi all’uomo. Infatti per la immolazione di Gesù, Dio viene reso propizio, cioè placato dei peccati, di cui elargisce il perdono, e come dà questo beneficio più grande, più ancora è disposto a concedere le altre grazie per la impetrazione che offre per noi Gesù. Perciò nella parola «propiziatorio» usata dal Concilio, è compreso pure l’effetto «impetratorio», che del resto viene meglio determinato dalle parole che seguono. Questa propiziazione poi non si limita al solo sacerdote o ai fedeli viventi, ma ancora ai defunti che sono nella Chiesa purgante. Impetrazione e propiziazione. Che significa tutto ciò? Dal Compendio di Teologia Dogmatica di Ludovico Ott: “Quale sacrificio propiziatoria, la Messa produce La remissione dei peccati e delle pene relative; quale sa­crificio impetratorio, ci ottiene doni soprannaturali e naturali. Il sacrificio di espiazione, come dichiarò espli­citamente il Concilio dì Trento, può essere celebrato non solo per i vivi, ma anche per le anime del Purgatorio, giusta la tradizione apostolica (D. 940, 950 (DS. '7-13, 1753]). […] Secondo il Concilio di Trento il sacrificio della Messa vien offerto in quanto propiziatorio «per i peccati, pene, soddisfazioni» (pro peccatis, poenis, satisfactionibus) e in quanto impetratorio «per altre necessità» (pro aliis necessitatibus). 
a) La remissione dei peccati il sacrificio della Messa non la produce direttamente, come il battesimo e la penitenza, ma solo indirettamente dando la grazia del pentimento. Afferma il Concilio di Trento: «Placato da questa oblazione il Signore, concedendo il dono e la grazia delia penitenza, rimette i debiti e i peccati anche se sono gravi» (D. 940 [DS. 1743]). 
b) La remissione delle pene temporali dovute ai peccati già perdonati il sacrificio della Messa la produce non solo indirettamente dando la grazia del pentimento, ma anche direttamente in quanto la soddisfazione di Cristo viene offerta a Dio al posto delle nostre opere soddisfattorie o delle pene delle anime purganti. A queste l'effetto soddisfattorio del sacrificio della Messa viene applicato per modo di suffragio, mentre per i viventi la misura delle pene rimesse dipende dal grado della loro disposizione. Siccome le anime purganti si trovano in stato di grazia e quindi non frappongono impedimenti, i teologi comunemente insegnano che senza dubbio vien loro condonata almeno una pane delle loro pene. Secondo la dottrina del Concilio di Trento le anime purganti «sono aiutate dai suffragi dei fedeli e soprattutto dal sacrificio dell'altare» [D. 938 [DS. 1740]). 
c) Quanto alle grazie implorate il sacrificio della Messa le ottiene infallibilmente per quanto dipende dall'intercessione del sacerdote principale (Cristo). Dato però che non sempre si realizzano le condizioni richieste per l'esaudimento della preghiera, sia da parte di colui per il quale viene offerto il sacrificio, sia da parte della grazia richiesta, l'effetto del sacrificio impetrarono è in realtà incerto.”

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