giovedì 4 aprile 2013

“Mentre discutevo di queste cose, un amico... di un'altra parrocchia... mi ha detto: «Attento bene: dimostrando che la Chiesa si temporalizzò fin dall'inizio, tu dimostri che essa ha voltato le spalle all'Evangelo fin dalla sua giovinezza ». Gli ho replicato: « Potrebbe essere anche la dimostrazione che la Chiesa è restata fedele all'Incarnazione ». E lui, di rimando: «Ma non capisci che il Vangelo è contro la po­tenza, il Mammona? ». E io: « Ma non ti ricordi che il Vangelo comanda: fatevi amici col Mammona iniquo? ». 
Queste battute ce le siamo scambiate in mezzo al traf­fico cittadino, ma forse l'obbiezione merita una piccola ap­pendice. Indubbiamente disporre d'un qualche potere tem­porale comporta sempre un potere economico, ma la Chie­sa non ha mai giudicato quest'ultimo come intrinsecamente malvagio. 
Per riferirsi al tempo di cui ci occupiamo, il can. 21 del Concilio di Gangre recita: «Noi non disprezziamo la ricchezza quand'essa è congiunta con la giustizia e con la carità». Non si trattava d'una convinzione isolata. S. Basi­lio diceva: le ricchezze sono come l'acqua del pozzo, la quale se si rimescola continuamente per adoperarla si conserva sana, altrimenti imputridisce. E S. Girolamo, in una delle sue famose lettere, dà questa direttiva: «Né al ricco nuoc­ciono le ricchezze se egli ne fa buon uso; né il povero divie­ne più commendevole a causa della sua povertà se fra la sporcizia e la miseria si comporta malamente». S. Ambro­gio, nell'opera sua più famosa, scrive: « Non nelle ricchezze è insita la colpa ma in quelli che non sanno adoperarle... e se nelle ricchezze si trovano tentazioni di peccato, vi si I rovano pure parecchi incentivi alla virtù ». Gli fa eco S. Agostino: «Il Mammona è iniquo, ma non tutto, bensì quello che non aiuta i poveri ». 
Tuttavia per alcuni non è ancor provato che la coscien­za della Chiesa non fu mai avversa alla ricchezza. Peraltro, dalla cattedra a nemine judicata, il Papa S. Leone Magno proclamava: «Non solo le ricchezze spirituali ci provengono da Dio, ma anche quelle terrene; sicché Dio ce ne domanderà conto, avendocele date non tanto perché le possediamo, quanto perché le elargiamo ». 
Per lo stesso motivo la Chiesa combatté sempre l'usura, fin dai primi suoi tempi. Solamente più tardi prese campo, in circoscritti settori della cristianità, un chiassoso disprezzo della ricchezza, abilmente sfruttato da coloro che volevano arraffare i beni in disposizione della Chiesa. 
[don E. Innocenti – Storia del potere temporale dei papi] 

Ripropongo questa pagine di questo studio perché ben compendia sia le critiche, che incautamente tirano in ballo il Santo Vangelo, sia le chiare evidenze storiche, più che teologiche, dell’utilità del potere temporale del papato. Lo faccio in questo periodo di inizio di un pontificato che sembra in tutto e per tutto voler rinunciare al governo della Chiesa universale con tutto quello che questo comporta. Attendendo le decisioni che Papa Francesco prenderà, è quantomeno opportuno smascherare tutte le ipocrite eresie che tanti cattolici, giovani e non, stanno imbastendo sulle discutibili scelte che il Pontefice (ci perdoni l’arditezza di chiamarlo per quello che è) sta in queste settimane esercitando. Aldilà delle intenzioni del Papa (le cose vanno chiamate con il loro nome) molti lupi travestiti da agnelli, stano sfruttando al massimo, ottenendo anche risultati, ogni minima virgola per mietere successi. Per chi vuol vivere nella realtà e non nel mondo dei cartoni animati, sa che da sempre è in corso una guerra tra Gesù Cristo e il suo avversario. Se la guerra è già vinta, le battaglie il principe di questo mondo non le perde tutte e qualche anima nel suo regno se la porta. Se ci spendiamo tanto per ripetere fino allo sfinimento determinate cose è proprio perché non vogliamo che qualcuno cada in certe subdole e buoniste trappole. Purtroppo tante ecclesiali connivenze facilitano il lavoro diabolico. Se non c’è il loro determinante contributo bisogna pur in qualche modo arrangiarsi, navigare a vista (come mi diceva una persona cara), resistere noi stessi e il più possibile aiutare gli altri a non perire. Ecco allora spiegare, per ora a livello storico (qualora ci sarà l’opportunità anche ad altri livelli) il senso del potere temporale della Chiesa. Già dimostrare che non è antievangelico, che è profondamente cristiano, utile per aiutare chi ne ha bisogno, è di estrema importanza. È facile riempirsi la bocca di parole, molto difficile con queste saziare le bocche di quei poveri cui imprudentemente ci si erge a paladini. Di ideologi e demagoghi ne è pieno il mondo e la Chiesa (che al mondo continuamente si apre). Di santi sempre meno. Ma è di questi che abbiamo bisogno.

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