giovedì 11 aprile 2013

Messa dei ragazzi presso una parrocchia romana. Durante tutto il rito dei ragazzi di quattordici anni circa parlano tra di loro incuranti di ciò che si sta celebrando. Per un po’ provo a riprenderli, ma vista la loro insistenza li lascio fare. Non ricordo dove averlo letto, ma san Pio da Pietralcina diceva di non scandalizzarsi della confusione durante la Messa perché sul Calvario, sotto la croce, non dobbiamo pensare ci fosse religioso silenzio. Questi ragazzi hanno poi avuto anche l’imprudenza, scatenando il disappunto di un loro educatore, di interagire con il loro iPhone proprio durante la consacrazione. Piuttosto che cominciare a mandare lettere al parroco, al Vescovo e al Papa, inveendo sulle tristi condizioni della Chiesa, ho preferito ragionare. E ho pensato che se questi giovani sono annoiati dalla liturgia della Chiesa, un motivo ci deve pure essere. Qualcosa bisogna pur fare. Altrimenti li perdiamo. Allora ho pensato che si potrebbe (e dovrebbe!) modificare la liturgia, inserendo parti o riti che più coinvolgano le nuove generazioni. Se esse, nel momento che nella liturgia cattolica dovrebbe essere centrale, la consacrazione, preferiscono interagire con l’iPhone, credo sia un aspetto da non sottovalutare. Probabilmente sono limitato io che ho una concezione dogmatica della fede e della liturgia e non riesco a cogliere lo spirito che soffia gagliardo nella nuovissima pentecoste che si abbatte sulla Chiesa. Bisogna tutelare e incrementare questa spiritualità giovanile. Se fino a cinquant’anni fa le vecchiette recitavano il Rosario mentre il prete, in latino, celebrava il Santo Sacrificio e poi hanno fatto la nuova liturgia; anche oggi siamo chiamati a innovarci visto che i giovani usano l’iPhone mentre il prete, in qualsiasi lingua tranne che il latino, va a cena fuori con Gesù Cristo. Gli iPhone sono strumenti di comunicazione che creano, grazie alle reti di social network, delle relazioni, delle amicizie, sono comunità. Virtuali, ma pur sempre comunità. Perché queste periferie non dovrebbero essere toccate dalla liturgia? La Chiesa, la liturgia, devono aprirsi e adeguarsi al mondo, devono essere al passo con i tempi. Propongo allora, di inventarsi qualcosa, di sperimentare. La vecchia Chiesa che condanna e punisce non c’è più (Papa Benedetto è stato mandato in pensione, ora c’è Francesco e tutto è meraviglioso), ora si può fare di tutto (non che prima non si facesse, ma magari qualcuno aveva ancora qualche difficoltà morale). Ecco allora che si potrebbero inserire riti multimediali, in cui i giovani possano interagire tra loro, con il prete (che avrà a disposizione un tablet), e con gli altri giovani e preti che stanno dall’altra parte del mondo. Così sì che sperimenteremo davvero l’essere una comunità sola; ognuno con il suo iPhone, ma tutti uniti dagli stessi sentimenti, come sicuramente avrebbe voluto Gesù Cristo, che non fece in tempo a conoscere le nuove tecnologie, altrimenti le avrebbe certamente usate anche Lui. Si potrebbero installare postazioni internet dentro le chiese. Le nuove costruzioni architettoniche non credo faticherebbero ad accogliere avveniristiche strutture atte a ospitare un computer, un tablet o uno smartphone. I modi per realizzare questa riforma sono tanti. Ne propongo due. Il primo è l’indizione di un Concilio. Evento epocale, commovente, struggente ed entusiasmante. Il mito che supera il mito. Anche se, effettivamente, un po’ di rischi li comporterebbe: magari qualche cardinale anziano, di quelli non al passo con i tempi, quelli non aggiornati, potrebbe opporsi e far naufragare (parzialmente) questa necessaria riforma della Chiesa. Propongo allora di fondare un movimento. Magari potrei assumermi io la responsabilità di questo atto. Forse non sono mediaticamente adatto, ma ci si può provare o trovare qualcuno più capace. Fondo un movimento in cui m’invento questa nuova liturgia. Sicuramente in numeri saranno a mio favore; di giovani entusiasti a questa idea se ne trovano sempre. Poi per l’approvazione ecclesiastica non credo sia un problema. Ho un amico cardinale presidente del “Pontificio Consiglio per le carezze del Papa” che credo non avrebbe difficoltà a rilasciarmi un certificato di approvazione. Poi organizziamo qualche incontro con il Papa che certo non ci negherà il suo sorriso e il suo abbraccio. Poi magari potremmo ogni tanto incontrarci nelle piazze europee (per quanto già ci incontriamo quotidianamente in quelle virtuali). Ognuno di noi sul proprio smartphone avrà la sua bella applicazione e io, dal palco, farò partire una chiamata. Tutti coloro che la riceveranno correranno entusiasti e commossi verso di me e li farò diventare i webmaster della piattaforma del nostro movimento. Geniale, no? Chi mi segue?

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