martedì 14 maggio 2013

C’è un’epoca mitica nella concezione moderna della storia della Chiesa, che è quella che arriva fino alla riforma della liturgia operata da Paolo VI, e cioè quell’epoca cosiddetta dove “i cattolici non capivano il latino”. In quest’epoca c’erano le vecchiette che non partecipavano alla Messa, ma in essa recitavano le proprie devozioni, eccetera eccetera. Una serie di slogan che hanno preso così tanto piede che, seppur non ho il raffronto diretto dell’età, voglio prendere, pur nella loro ipocrita giustificazione di tante banalità, per vere. Quando il popolo era meno istruito la Chiesa celebrava la liturgia in latino e con segni, a detta dei "sapienti", incomprensibili. Ora che il popolo è più istruito, la Chiesa, invece che mantenere quella liturgia che ora risulterebbe comprensibile, ne ha inventata una nuova, a tratti banale, incomprensibile nella sua mediocrità. Qualcosa che non torna c’è. Fatemi capire: o sono scemenze gli slogan ideologici con cui si è giustificata l’ultima riforma o è sbagliata l’ultima riforma, in mancanza di veridicità delle premesse che l’avrebbero dovuta giustificare. Ancora: quando i cattolici non capivano il latino, capivano ciò che stavano celebrando. Forse proprio perché quella non era la lingua che usavano per le cose mondane. Quando i cattolici hanno incominciato a capire la lingua con cui si celebrava, hanno smesso di capire ciò che si stava celebrando. Prendete un qualunque cattolico di oggi, se giovane tanto meglio, e chiedetegli cos’è la Santa Messa. Vi risponderà che è una cena, una festa, il ritrovarsi tra amici o il ballare intorno al vitello d’oro della tavola che hanno messo al posto dell’altare. Tra tutte nessuna è un’affermazione cattolica. Fate un po’ voi, ognuno tragga le proprie conclusioni.

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