sabato 25 maggio 2013

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli:
«Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso.
Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future.
Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
[Gv 16,12-15]

“Matto è chi spera che nostra ragione / possa trascorrer la infinita via / che tiene una sustanza in tre persone.“ [Dante – Commedia. Purgatorio, Canto III, 34-36] Spiegare la Santissima Trinità che festeggiamo in questa solennità è, a detta dell’Alighieri, roba da pazzi. Da pazzi, per l’esattezza da matti, spiegarla con il solo uso della ragione. La Rivelazione però, in questo senso, ci aiuta. E per quel che concerne la Santissima Trinità, va ripetutamente ribadito come, anche a livello ecclesiale, sia in corso una gravissima eresia. Ed è quella relativa all’inversione delle Persone della Trinità stessa. Semplificando la questione, oggi sempre sentiamo parlare di Dio come amore (che è vero), ma questo amore pare essere un assoluto, la fonte della Trinità. E così non è. “In principio era il Verbo” [Gv 1,1]. Il Logos. L’amore, lo Spirito Santo, procede dal Padre e dal Figlio. Tutto questo appare come una questione di irrilevante importanza, trascurabile di fronte ai problemi veri dell’esistenza. L’amore, si dirà, è più importante di tutto. L’amore, rispondo (citando Enrico Maria Radaelli), viene anch’esso distorto. “L’inversione pone una questione di metodo, quasi che commutando la causa con l’effetto il prodotto non cambi: ma il prodotto – l’uomo, il mondo, l’oggi – invece cambia, e oltre il prodotto cambiano anche le essenze coinvolte: cambia la conoscenza, cambia l’amore, e cambia il concetto che noi abbiamo di Dio” [E. M. Radaelli]. Non è uno scherzo. Benedetto XVI diceva che la crisi della Chiesa è crisi di fede. La crisi della fede non significa solo che non si crede (e nella Chiesa molti non credono); ma molto di più significa che si crede male (e nella Chiesa molti credono male). Oggi la Chiesa non riesce più a dispensare un insegnamento certo, definitorio, chiaro, eterno. Essa si perde nei meandri dei suoi infiniti pronunciamenti fatti di pubblicazioni dei sterminati dicasteri e consessi di vescovi. Il problema, dunque, non è solo credere di più, ma credere meglio. Credere il vero. Non risolverà i problemi della Chiesa un eretico, per quanta fede nelle sue eresie egli possa avere. Salverà la Chiesa un santo: chi crederà il vero, il giusto, il bello. “«La celebrazione indiscreta che la Chiesa e la teologia ammodernata fanno dell’amore – così si esprimeva Amerio in quell’occasione – è una perversione del dogma trinitario, perché, come spiega il Concilio di Firenze nella Bolla Lætantur coeli, la nostra fede porta che in principio stia il Padre, il Padre genera il Figlio, che è il Verbo, e, dal Padre e dal Figlio, si genera lo Spirito Santo, che è l’amore. L’amore è preceduto dal Verbo, è preceduto dalla conoscenza». «Non si può fare dell’amore un assoluto», come, aggiungo io, si può invece e si deve fare della verità: «Se se ne fa un assoluto – riprende Amerio – si cade nell’errore degli Orientali, che rifiutano il Filioque. Gli Orientali dicono che lo Spirito Santo procede solo dal Padre, mentre la fede dice che l’amore procede dal Padre e dal Figlio», cioè che l’amore procede dall’essere e dalla conoscenza, tanto che sant’Agostino può sentenziare: «Non si ama ciò che non si conosce». È una questione di metodo, dicevo: mettendo infatti l’amore a fondamento della conoscenza, della vita e di tutte le cose, si concreta l’odierna opzione fondamentale con la quale da un lato si realizza un distorto e crudele avvaloramento dell’amore e di ogni altro valore assimilabile, nella Trinità, allo Spirito Santo: volontà, libertà, azione, progressismo, amicizia, comunità, pace; dall’altro l’opposta riduzione del discernimento e di ogni altro valore assimilabile, nella Trinità, al Logos: intelletto, ragione, legge, ordine, dogma, disciplina, traditio. È una vera e propria logofagia. «Quindi – conclude Amerio – questo avvaloramento indiscreto dell’amore implica una distorsione del dogma trinitario. Questo del Filioque, che pare un teorema di astratta teologia, è un atteggiamento formidabilmente pratico, perché il mondo è pervaso dall’idea che il valore vero sia l’azione, il dinamismo». E con ciò si distorce anche l’azione, anche il dinamismo, cioè si distorce anche l’amore.” [E. M. Radaelli]

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