lunedì 20 maggio 2013

La liturgia è un tema caro a questo blog per il semplice motivo che è un tema carissimo, vitale, della Chiesa. Per questo ci torno spesso. Per questo provo a capire le dinamiche e le motivazioni che hanno portato alla liturgia così per come la conosco e vivo io. Che non è la liturgia di sempre della Chiesa, che per secoli, direi per millenni, fin dall’istituzione da parte di Gesù stesso, non ha conosciuto stravolgimenti. Lo stravolgimento c’è stato, checché se ne dica, con il Messale di Paolo VI. Si può dire quel che si vuole, ma la realtà è questa. Quello fu un trauma. Nell’immediato e, forse soprattutto, nell’arco di tempo successivo che arriva fino ad oggi e continuerà fino a quando non si riuscirà (vorrà?) a trovare una soluzione. Non so se questo disastro è stato voluto. Da qualcuno certamente sì. Massoni ed eretici vi hanno lavorato in maniera esemplare, questo gli va riconosciuto. Resta da capire se i Papi che l’hanno preparato, compiuto e difeso, siano stati artefici o sono stati ingannati. Agli storici valutare questo aspetto. 

Qui riporto alcune citazioni tratte da libro L’indulto di Agatha Christie di Gianfranco Amato su le convergenze che ci sono tra l’odio protestante verso la Messa e su come l’ultima riforma liturgica sia andata pari pari verso questa convergenza. L’aneddotica in questo campo è sterminata, questo è solo uno stralcio figlio di una recente lettura. Cominciamo: “Il protestante Max Thurian (cofondatore della comunità di Taizè), dopo la riforma liturgica ebbe a dire: “Uno dei frutti del nuovo Ordo sarà forse che le comunità non cattoliche potranno celebrare la santa cena con le stesse preghiere della Chiesa cattolica. Teologicamente è possibile.” Il prof. R. Mehl, noto teologo protestante, disse che non vi fosse “più alcuna giustificazione per le Chiese riformate di proibire ai loro membri di assistere all’eucarestia in una chiesa cattolica.”” Agghiacciante. C’è poco da commentare. Ma il peggio deve venire. In una lettera del 1550, inviata dal Consiglio del Re (Edoardo VI) al teologo e vescovo di Londra Nicholas Ridley, noto distruttore di altari, si legge: “Innanzitutto, l’uso della tavola deve essere prescritto per eliminare dal cuore della gente semplice l’idea superstiziosa della Messa papista, e per educarla ad una buona celebrazione della Cena del Signore. Infatti, per offrire un sacrificio occorre un altare; al contrario per servire da mangiare agli uomini, occorre una mensa, una tavola.” Queste erano le intenzioni degli eretici, secoli dopo ce le vogliono far passare per cattoliche. Questa operazione riesce (e riesce) solo per la collusione e ignoranza dei preti. Qui di seguito riporto il racconto della prima messa riformata di Zwingli, scritta dal suo biografo J. Rilliet: “Il giovedi Santo 13 aprile 1525, il Venerdi Santo e il giorno di Pasqua sotto le volte stupite del Grand-Munster, il culto si svolse secondo un ordine assolutamente nuovo. Il tedesco sostituì completamente il latino dalla liturgia. I cori non cantavano più. All’entrata del coro, si elevarono solamente le voci di Zuinglio e dei due sacerdoti che l’assistevano, e che recitavano alternativamente dei testi tratti dai Salmi o dal Credo. A tratti, la folla pigiata nella chiesa li accompagnava con dei responsori: Dio sia lodato. Amen, o anche, inginocchiata, recitava con loro il Padre Nostro. La cena sostituì la messa […]. Le specie del santo banchetto erano poste su di un normale tavolo. Zuinglio officiò stando rivolto verso l’assemblea anziché stare, come nella liturgia romana, rivolto verso l’altare. Degli accoliti, in seguito, distribuirono il pane tra i banchi, ai fedeli, che ne presero un boccone con le loro stesse mani, portandolo alla bocca. Il calice, portato allo stesso modo, circolò poi da un comunicando all’altro. Zuinglio si era preoccupato che il vino fosse riposto in calici di legno, per ripudiare apertamente ogni fasto”. Tutto quello che un eretico fece a danno della Messa è diventata la norma della liturgia cattolica cinquecento anni dopo. In conclusione: “Rende bene l’idea dello sconcerto indotto da quei mutamenti, la reazione avuta dallo scrittore Julien Green, pseudonimo di Julian Hartridge Green, un anglicano convertitosi al cattolicesimo, che dopo aver assistito alla nuova Messa di Paolo VI, e stupito per averla trovata incredibilmente simile al rito protestante conosciuta sin dall’infanzia, si rivolse alla sorella Mary (anche lei una convertita) chiedendole: «Why did we even convert?» (Ma, allora, perché mai ci siamo convertiti?)”. 

Quindi, quando parliamo della riforma liturgica, di cosa stiamo parlando? Ognuno tragga le proprie conclusioni. Si entusiasmi e si commuova o si addolori e si sconvolga (come il sottoscritto). Non pretendo di inculcare sentimenti e determinate reazioni. Spero almeno di poter far luce, nel mio piccolo, su una realtà enorme e gravida di conseguenze (a mio avviso nefaste) sulle quali non si può tacere. Si pensi quel che si vuol pensare, ma la verità, storica, è questa. Rimane la domanda se tutto questo sia stato voluto dal Vaticano II o meno. Proveremo a rispondere con la seconda parte. Rimane comunque la certezza che, seppur il Vaticano II sia esente da queste responsabilità e determinati abomini siano sorti in opposizione ad esso, rimane la responsabilità grave e atroce di coloro che avrebbero dovuto intervenire e non lo hanno fatto, lasciando il dubbio che fossero anch’essi favorevoli a cotanta desolazione.

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