lunedì 29 luglio 2013

Che differenza c’è tra un cattolico e un eretico? C’è differenza innanzitutto? Sì. I preti oggi direbbero di no, perché la verità è un po’ ovunque e noi da bravi bambini dovremmo andare in giro a ricomporre il puzzle della verità. La verità però, sussista o non sussista, è nella Chiesa cattolica, che è la Chiesa di Cristo. Punto. Coloro che neghino anche una sola virgola delle verità riconosciute come tali dalla Chiesa è un eretico. Non necessariamente deve negare l’esistenza di Dio o la Resurrezione di Gesù per essere un eretico. Basta anche meno, molto meno, come dire che la Messa è una cena (e non un sacrificio) e che il Papa è un Vescovo come gli altri (e non superiore ad essi). Tanto per fare degli esempi. E di preti che fanno affermazioni del genere sulla Messa e sul Pontefice ce ne sono. Eccome se ce ne sono! Tra un cattolico e un eretico (di qualsiasi specie sia) c’è differenza. Pena la follia. Negare il principio di non contraddizione porta alla pazzia. O almeno all’inutilità di stare a discutere. Di tutto, non solo delle differenze tra cattolici ed eretici. Posto che delle differenze ci siano, quali sono? Ne analizzo alcune, tra le tante.

Il cattolico sa godere della vita perché sa che essa ha delle gioie, ma non che essa sia una gioia. Così come il cattolico sa che la vita ha delle sofferenze, ma non che sia una sofferenza. L’eretico, invece, o pensa che la vita sia una gioia continua (e impazzisce al primo dolore) o che la vita sia tutta una sofferenza (e impazzisce lo stesso fiaccato dalla disperazione di una vita priva di senso).

Il cattolico che vive nel mondo sa che esiste un tempo per le cose sacre e un tempo per quelle mondane. E non le confonde. Non si mette a giocare e a fare il pagliaccio quando si tratta di pregare Dio o di renderGli il culto da Lui stabilito; né si mette a fare il serio, inginocchiarsi, a mani giunte, quando sta giocando a calcetto. Non si mette a fare la ola, battere le mani, ballare come a un villaggio vacanze, durante un momento serio (più o meno sacro che sia), né si mette a cantare i gregoriano i cori da stadio per la sua squadra del cuore. Il cattolico non è un’idiota, sa distinguere le cose. Non ne esclude nessuna. Che non vuol dire che le accetta tutte (come si vorrebbe far passare), ma che sa vagliare il grano dalla zizzania. Si eviti, cortesemente, di citare santi che mettono nel gioco una via della santità, perché, da probabili eretici (o perfetti ignoranti) si sposta il discorso su un altro piano. In tutto ciò che si fa (sia che si assista al Santo Sacrificio dell’Altare, sia che si tifi per la propria squadra di calcio, sia che si reciti un rosario, sia che si beva una birra in compagnia, sia che si dia esplicita testimonianza della verità cattolica, sia che si educhi a vivere il proprio figlio) ci si deve santificare. Certo è che non si può sostituire la Messa, il rosario o la predicazione, con un coro allo stadio o una gara di cocktail.

Che differenza c’è, dunque, tra un cattolico e un eretico? Che il cattolico ha una visione completa della vita, vera, ampia, reale. L’eretico ne ha invece una falsa, parziale, monca. All’interno della Chiesa, che differenza c’è tra un cattolico e un eretico? Che il primo prega pro pontefice nostro (sia che si chiami Clemente, Gregorio, Leone, Pio, Paolo, Giovanni, Benedetto, Francesco o altro), il secondo prega perché il papa, quando non risponde alla sua eresia, muoia. E in molti lo hanno fatto.

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