giovedì 24 aprile 2014

Gli avvenimenti accaduti nelle scorse settimane, con gli strascichi di polemiche che si sono tirati dietro, che ruotano intorno alla vita umana (RU486, fecondazione eterologa, eccetera) nascondo un aspetto che se si ignora finisce che si perde di vista il centro del problema. O la vita umana è inviolabile sempre, dal concepimento fino alla sua morte naturale, oppure lo può essere in qualsiasi momento. Tolti i limiti che impone la natura (concepimento e morte), tutto diventa lecito. Se si sostiene la liceità dell’aborto per malformazioni del bambino, se si sostiene la liceità dell’aborto per mancanza di risorse economiche cui farlo crescere degnamente, se si sostiene la liceità dell’eutanasia perché ormai si è un peso per l’economia dello Stato non essendo più produttivi, si sta dando alla vita umana un valore, un prezzo, che come tale può variare nel corso del tempo. E se nel corso del tempo può variare, significa che possono sussistere epoche (le dittature del Novecento sono troppo lontane alla memoria delle generazioni 2.0) per cui ci sono categorie di persone umane che non hanno la dignità di vivere e che per questo possono essere soppresse. E che questo limite sia posto quando la persona umana si trova nell’utero materno, in un letto di ospedale o in qualsiasi altra condizione della vita, è indifferente. Il problema sta nel porre limiti alla dignità e alla vita, non al quando. È ipocrita e gravissimo negare al concepito (solo perché non nato) la dignità di persona. Tanto che, come la storia della legalizzazione dell’aborto insegna (con le vili e menzognere campagne mediatiche che lo hanno accompagnato), il limite si è andato sempre più allargando. Passando dai “giorni dopo”, alle “settimane dopo”, ai “mesi dopo”. Che i giorni siano uno o due, che le settimane siano tre o quattro, che i mesi siano due o dieci, che differenza fa? Può una legge dello Stato, del Parlamento, della Magistratura (che di per sé non dovrebbe fare leggi, ma far rispettare quelle che altri hanno approvato) o del popolo mutare questo limite? Se si legittima questo principio potrebbe, in un futuro non lontano, essere legge la soppressione di tutti gli uomini (o le donne) sopra i settant’anni o tutti gli uomini (o le donne) con qualche caratteristica. E così per ogni moda, maggioranza o volontà dittatoriale. Esse possono diventare motivi per essere uccisi. Perché si può considerare male (che renda indegna la vita di essere vissuta) una sindrome o una malformazione (curabile o meno è un dettaglio), ma anche una questione di razza, di sesso, di religione. Essere sterminati perché ebrei qualcuno ci ha già pensato. Essere sterminati perché femmine qualcuno ci ha già pensato e continua a pensarci. Essere sterminati perché cattolici qualcuno ci ha sempre pensato, continua a pensarci e continuerà a pensarci in futuro.

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