sabato 26 luglio 2014

Forma Ordinaria del Rito Romano

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo.
Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra.
Ancora, il regno dei cieli è simile a una rete gettata nel mare, che raccoglie ogni genere di pesci. Quando è piena, i pescatori la tirano a riva, si mettono a sedere, raccolgono i pesci buoni nei canestri e buttano via i cattivi. Così sarà alla fine del mondo. Verranno gli angeli e separeranno i cattivi dai buoni e li getteranno nella fornace ardente, dove sarà pianto e stridore di denti. Avete compreso tutte queste cose?». Gli risposero: «Sì». Ed egli disse loro: «Per questo ogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche».
[Mt 13,44-52]

Forma Straordinaria del Rito Romano

In quei giorni, essendoci di nuovo molta folla che non aveva da mangiare, chiamò a sé i discepoli e disse loro: «Sento compassione di questa folla, perché già da tre giorni mi stanno dietro e non hanno da mangiare. Se li rimando digiuni alle proprie case, verranno meno per via; e alcuni di loro vengono di lontano». Gli risposero i discepoli: «E come si potrebbe sfamarli di pane qui, in un deserto?». E domandò loro: «Quanti pani avete?». Gli dissero: «Sette». Gesù ordinò alla folla di sedersi per terra. Presi allora quei sette pani, rese grazie, li spezzò e li diede ai discepoli perché li distribuissero; ed essi li distribuirono alla folla. Avevano anche pochi pesciolini; dopo aver pronunziata la benedizione su di essi, disse di distribuire anche quelli. Così essi mangiarono e si saziarono; e portarono via sette sporte di pezzi avanzati. Erano circa quattromila. E li congedò.
[Mt 5,20-24]

Si fa fatica a credere che il Vangelo sia Sacra Scrittura per il clero di oggi. La loro predicazione non contempla il pianto e lo stridore di denti, la divisione in buoni e cattivi e il giudizio universale, considerata roba retrograda, dura da digerire e quindi, più che formare lo stomaco dei fedeli a digerirla, l’hanno diluita e tradita in un bicchiere, meglio una cisterna, di idiote cretinate pur di renderla appetibile. Con il risultato che ora fa schifo e non è più la pietanza originale, quella servita da Gesù, quel poco – quell’apparente niente di sette pani e pochi pesciolini – con il quale Gesù sfama il cuore dell’uomo. Sì perché il cibo portato dal Nostro Signore Gesù Cristo è cibo spirituale, di verità, che sazia il cuore dell’uomo. Poi certo i suoi discepoli – non Lui! – sono chiamati anche (non esclusivamente!) ad aiutare corporalmente il prossimo. Dare da mangiare e da bere agli affamati e agli assetati sono le prime due opere di misericordia corporale. La misericordia corporale ovviamente non è un invenzione di Francesco I, ma una tradizione cattolica che si radica in quei secoli che oggi i fan di Francesco I ignorano e vorrebbero eliminare dalla storia della Chiesa perché ignoranti, idioti e pavidi se ne vergognano. Tutto questo a riprova che non è SuperBergoglio l’unico che si preoccupa della fame del mondo, anzi, ci si domanda se Egli si preoccupa della fame spirituale, ma considerando che Egli non contempla l’esistenza di un’unica concezione di Bene e di Male, quindi di una Verità, c’è seriamente da dubitare.

Resta il Vangelo, il Santo Vangelo. Che ci ricorda cosa davvero conta. Non la mediocre, sterile, ipocrita, banale e vomitevole papolatria che fa di Francesco I una popstar e non quello che dovrebbe essere, Vicario di Cristo, quello che davvero conta quindi: il Regno dei cieli. Il nostro obiettivo, obiettivo di ogni uomo, è quello di salvarsi l’anima, di raggiungere quel regno. Che bisogna acquistare, dare tutto quello che abbiamo – non tanto e non solo come beni materiali – per ottenerlo. Oggi ci vogliono indurre a fare di questa vita un regno che sarebbe anche auspicabile e affascinante come missione, se non fosse che essa va a discapito di quella per ottenere il regno dei cieli. Quindi bisogna scegliere. Rinunciare a tutto oggi per avere tutto domani o faticare per sperare di avere tutto oggi con la certezza di non avere nulla domani.

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