mercoledì 16 luglio 2014

L’esperienza della strada
Il tempo era meraviglioso. La strada sotto la sua automobile scorreva serena, come sereni erano gli orizzonti che passavano intorno a lui. Una giornata perfetta. Nessuna preoccupazione, nessuna ansia, nessun impegno da onorare. Poteva godersi la vita, una giornata in grado di pareggiare i conti con tutte le asprezze e le durezze della quotidianità. Decise di farlo guidando. Guidare lo rilassava, gli piaceva farlo. In giornate come quelle era una soddisfazione poterlo fare. La musica leggera abbracciava l’aria che entrava dai finestrini e riempiva polmoni e cuore di entusiasmo. Ecco quello di cui spesso abbiamo bisogno: entusiasmo. Cominciò a pensare alle cose che aveva voglia di fare, a tutte quelle che avrebbe potuto fare, ma soprattutto a quelle che avrebbe potuto, ma per tanti motivi non aveva mai fatto e aveva dovuto rinunciare a fare. Preso da un misto di passione e rabbia incominciò a correre. Premeva il pedale dell’acceleratore incurante del distendersi della lancetta del contachilometri. La musica che tuonava dagli altoparlanti aumentava il senso di onnipotenza, quel sentimento di esagerazione, di foga e follia, che quando ti prende ti fa dimenticare tutto, anche le difficoltà che fino a un momento prima ti sembravano insormontabili. Correva sempre di più, aveva il controllo della guida. Incominciò a compiere sorpassi azzardati e manovre esagerate. Tutto sembrava procedere per il meglio. Compiere quelle azioni lo rendevano capace di azzardare sempre di più.
Fino a quando una volante della Polizia gli si accostò, a sirene spiegate, sventolando violentemente la paletta che gli intimava la sosta. Accostò, spense il motore e abbassò del tutto il vetro del finestrino.
«Favorisca patente e libretto. Si rende conto di quello che ha combinato?» domandò uno dei due agenti.
«No, cosa è successo?» rispose candidamente il ragazzo.
«Con la sua guida ha creato numerosi incidenti!»
«Preferisco essere incidentato che non guidare» replicò con noncuranza.
«Lei rischia grosso, faccia poco il simpatico!» tuonò l’altro agente.
«Guardi che non sto scherzando; guidare in maniera monotona mi annoia.»
«Ci sono dei limiti da rispettare, conosce la segnaletica stradale mi auguro.»
«I limiti… All’autoscuola mi hanno insegnato che bisogna fare esperienza della strada e della guida; che i cartelli stradali sono il residuo di una mentalità antica per la quale bisognava regolare tutto e limitare tutti. Noi invece siamo per una guida partecipata, viva e attiva. Siamo per una guida nuova e senza limiti».

Lo presero e lo portarono via, mentre il triste suono delle sirene delle ambulanze anticipava il suono ancor più triste delle lacrime dei parenti delle vittime che quello scellerato aveva seminato senza rendersene conto.

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