mercoledì 24 settembre 2014

Io non sono un esperto di teologia, di sacramentaria, di dogmatica e di tutte le discipline annesse. Sono un fedele cattolico (una delle poche cose di cui sono certo della mia vita) e credo ciò che la Chiesa cattolica crede. In materia di matrimonio credo quanto insegna il Catechismo. Siccome a breve ci sarà un sinodo sulla famiglia e alcuni cardinali (stimati anche dal Papa) si sono espressi per cambiare la dottrina direttamente o con il grimaldello di cambiare la prassi (e poi la teoria gli va, ovviamente, dietro) riporto quanto insegna il Catechismo della Chiesa.

Il matrimonio ha come suoi tratti caratteristici: la totalità, per cui i coniugi si donano reciprocamente in tutte le componenti della persona, fisiche e spirituali; l'unità che li rende « una sola carne » (Gen 2,24); l'indissolubilità e la fedeltà che la donazione reciproca e definitiva comporta; la fecondità a cui essa naturalmente si apre. Il sapiente disegno di Dio sul matrimonio — disegno accessibile alla ragione umana, nonostante le difficoltà dovute alla durezza del cuore (cfr. Mt 19,8; Mc 10,5) — non può essere valutato esclusivamente alla luce dei comportamenti di fatto e delle situazioni concrete che se ne discostano. È una negazione radicale del disegno originale di Dio la poligamia, « perché è contraria alla pari dignità personale dell'uomo e della donna, che nel matrimonio si donano con un amore totale e perciò stesso unico ed esclusivo ».
[Compendio della Dottrina sociale della Chiesa §217]

La natura dell'amore coniugale esige la stabilità del rapporto matrimoniale e la sua indissolubilità. La mancanza di questi requisiti pregiudica il rapporto di amore esclusivo e totale proprio del vincolo matrimoniale, con gravi sofferenze per i figli e con risvolti dannosi anche nel tessuto sociale.La stabilità e l'indissolubilità dell'unione matrimoniale non devono essere affidate esclusivamente all'intenzione e all'impegno delle singole persone coinvolte: la responsabilità della tutela e della promozione della famiglia come fondamentale istituzione naturale, proprio in considerazione dei suoi vitali e irrinunciabili aspetti, compete piuttosto all'intera società. La necessità di conferire un carattere istituzionale al matrimonio, fondandolo su un atto pubblico, socialmente e giuridicamente riconosciuto, deriva da basilari esigenze di natura sociale.
L'introduzione del divorzio nelle legislazioni civili ha alimentato una visione relativistica del legame coniugale e si è ampiamente manifestata come una « vera piaga sociale ». Le coppie che conservano e sviluppano i beni della stabilità e dell'indissolubilità « assolvono ... in modo umile e coraggioso, il compito loro affidato di essere nel mondo un “segno” — un piccolo e prezioso segno, talvolta sottoposto anche a tentazione, ma sempre rinnovato — dell'instancabile fedeltà con cui Dio e Gesù Cristo amano tutti gli uomini e ogni uomo ».
[Compendio della Dottrina sociale della Chiesa §225]

La Chiesa non abbandona a se stessi coloro che, dopo un divorzio, si sono risposati. La Chiesa prega per loro, li incoraggia nelle difficoltà di ordine spirituale che incontrano e li sostiene nella fede e nella speranza. Da parte loro queste persone, in quanto battezzate, possono e anzi devono partecipare alla vita ecclesiale: sono esortate ad ascoltare la Parola di Dio, a frequentare il sacrificio della Messa, a perseverare nella preghiera, a dare incremento alle opere di carità e alle iniziative della comunità in favore della giustizia e della pace, a educare i figli nella fede, a coltivare lo spirito e le opere di penitenza per implorare così, di giorno in giorno, la grazia di Dio.
La riconciliazione nel sacramento della penitenza — che aprirebbe la strada al sacramento eucaristico — può essere accordata solo a coloro che, pentiti, sono sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio.
Agendo in tal modo, la Chiesa professa la propria fedeltà a Cristo e alla Sua verità; nello stesso tempo si comporta con animo materno verso questi suoi figli, specialmente verso coloro che, senza loro colpa, sono stati abbandonati dal loro coniuge legittimo. Con ferma fiducia essa crede che anche quanti si sono allontanati dal comandamento del Signore, ed in tale stato tuttora vivono, potranno ottenere da Dio la grazia della conversione e della salvezza, se avranno perseverato nella preghiera, nella penitenza e nella carità. [Compendio della Dottrina sociale della Chiesa §226]


Sappiate che se le cose cambieranno, la Chiesa dirà indirettamente che per più di duemila anni si è sbagliata. Ha sbagliato a credere determinate cose e ha sbagliato a insegnarle. Ciò è logicamente inammissibile. Per chi accetta questo principio sappia, a rigor di logica, che potrà essere messa in discussione in un prossimo sinodo, qualunque verità di fede, anche la stessa Resurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo. Se a voi tutto questo sembra normale…

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